Coltiva l’attimo

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Non è che uno lo fa apposta. Tutta quella faccenda del cogliere l’attimo, dico. Che poi credo sia una delle frasi piu’ inflazionate dai tempi del film con gli alunni e il professore che gli faceva leggere le poesie. Ecco, non e’ che uno lo fa apposta, appunto, perche’ mica e’ facile cogliere l’attimo. Ad esempio.
Parliamo di due persone che si piacciono, tipo. Prima di tutto già capire che il piacersi è reciproco non è un attimo, a me ci vuole almeno un quadrimestre.
E una volta che le cose si fanno chiare o se non altro un pochino più nitide allora uno deve beccare non solo il momento giusto per dirselo, ma anche quello per provarci o per baciarsi o per farci l’amore.
E non è solo una cosa femminile questa.
Vado mezzo metro oltre il provarci per il gusto di farlo. Qua ci si piace anche dopo tre Gin tonic. È come avere una di quelle vecchie radio con le manopole, che gira che ti rigira, surfando tra le frequenze, becchi finalmente la canzone giusta. Ma lo scatto è minimo. Basta anche solo un accenno di movimento rotatorio sbagliato, che la frequenza la perdi e allora devi tornare subito indietro, ma piano. Piano. Altrimenti, sicuro, ti sintonizzi su RadioMaria. E se ribecchi la canzone giusta e torni a fare altro, ecco che il tuo spostarsi o allontanarsi la fa gracchiare di nuovo. E via che si ricomincia, immobili davanti alle casse, posizione all’erta, che altrimenti salta tutto. Sta canzone la vuoi ascoltare, però che due coglioni. Che nervosismo. Se davvero esistono, questi attimi di cogliere, in questo caso limitandolo al rapporto tra due persone, in realtà son prima bene da coltivare. Bene, seminati e annaffiati. Dileguati in una serata, durante un viaggio, nel corso di un aperitivo, in mesi di goliardica frequentazione, per tutta la durata di un concerto… Robe così. Giri la manopola avanti, e poi indietro e poi fermi tutti.
No, non e’ facile cogliere l’attimo. E io tanti ne ho persi, tanti li ho voluti perdere, tanti li sto coltivando. Quindi più che carpe diem a me verrebbe da dire: prenditi cura il più possibile di quello che, prima o poi, diventerà sì il tuo attimo. Insisti. Correggi il tiro. Torna indietro con la manopola. Assesta. Non è un attimo, e’ un po’ un lavoro.

Tanto lo sapete anche voi che quando la riuscita del compimento di questo dannato momento viene completato, poi, fuochi d’artificio, tipo.

 

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