Un anno di Brescia. Stagione 1986/1987

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Rovesciata di Gritti contro il Milan

È venuto il mio turno di raccontarvi la mia stagione migliore.
Serie A, 1986/1987.
Lustri e paillettes. Maradona e Platini. Neve e ghiaccio. Il grande sogno, dopo la doppia cavalcata di Toni Pasinato (che qualcun altro ci racconterà molto presto). La grande delusione, con una salvezza scemata all’ultima giornata.
Zob0n, aka Alberto Banzola

 

Essere bambini è bellissimo. È un cammino che ti porterà dove neppure ti immagini. E tu sei lì, che impari, cominci a capire, cresci. Tra le mille passioni di noi bimbi italiani, mai cresciuti, ci sono gli albi della Panini. Il mio amore per il calcio è cominciato lì. Mia mamma aveva la fissa per le figurine e nei primi anni delle elementari ho riempito un po’ di tutto. Di tutto e di più. Poi è arrivato quell’albo con un giocatore in mezza rovesciata. Mio papà nel frattempo aveva cominciato a iniziarmi alla vita da stadio. Era un modo per stare un po’ di tempo assieme: tra l’insegnamento e le cariche politiche, a casa chi lo vedeva mai? E così, arrivò Brescia-Ancona (1-0), stagione 1983/1984, il mio esordio al Rigamonti. Non chiedetemi altro. Non ne so nulla. Non ricordo. Avevo 7 anni. Però prendemmo mia madre (nata per sbaglio ad Ancona) per i fondelli per un pezzo. Io attaccavo le figurine: i primi anni era triste, c’era solo lo scudetto del Brescia che giocava in serie C. Era solitamente accoppiato a quello della Carrarese, squadra per cui ho sempre avuto una forte antipatia (ed in seguito scoprì che era ricambiata, a livello di tifoserie).

Lorenzo Mossini

Lorenzo Mossini

Poi vennero Gritti, Aliboni, Zoratto, Gobbo, Mossini. La promozione in serie B ed una pagina dell’albo Panini con tutta la squadra: 2 giocatori nella medesima figurina. Sempre meglio che niente: le partite in replica la domenica alle 18. Il secondo tempo su raidue e qualche sporadico accenno a 90° minuto. In 2 anni ci ritrovammo in serie A: per due volte a giugno la città impazzì di gioia, ed io con lei. Leggevo tutti i quotidiani possibili, ma solo nelle pagine dello sport e decisi che da grande avrei scritto sulla gazzetta dello sport “altro che fare l’avvocato” dissi tra me e me.

Arrivò finalmente, dopo una lunga estate, l’esordio con il Napoli: a luglio, a Pescara dove passavo le vacanze, al circolo dove mia prozia Modesta (per tutti Moda) spennava delle rispettive pensioni i suoi compari a ramino pokerato, appresi sulla gazzetta dell’addio di Toni Pasinato e dell’arrivo di Bruno Giorgi. “Cominciamo male”. E quando arrivò la squalifica di Tullio Gritti fino all’inverno, mi prese lo sconforto: cercavo di stare sereno. “C’è Roberto in porta!” ripetevo, mentre gli amici del mare sfottevano. Arriviamo a quella domenica di settembre: prefettura e questura che chiamano 1000 volte casa mia. 33000 presenze per Brescia-Napoli, in uno stadio da 25000 anime: si gioca. Maradona, certo potevamo partire con il ripescato Empoli. No arriva “El pibe de oro”. E poi l’inter a San Siro, 4 pappine. Un inizio sconfortante: le vittorie interne con Torino e Udinese fino alla vittoria con l’Empoli: 3-0, il primo gol su punizione di Branco ed una serie di 4 risultati utili, mentre i veronesi sfasciano mezza città e la Juve rimane impantanata nella neve del Rigamonti. Il girone di ritorno parte malissimo: poi mettiamo assieme 7 punti in 4 giornate e poi altri 6 in 4. Si arriva al derby con l’Hellas: abbiamo 1 punto in più dell’Empoli e siamo quasi salvi. Basterebbero 2 punti alla salvezza. Al Bentegodi succede di tutto, in campo (4-1) e fuori. Perdono anche i toscani: seghiamo l’Ascoli e siamo salvi all’ultima in casa: si può fare.

Tullio Gritti

Tullio Gritti

Mompiano piena come non mai, al 45° è 1-0: ho ancora le immagini di quel pomeriggio nitide. Grandi pacche sulle spalle mentre si servono caffè e ghiaccioli all’intervallo: nella ripresa succede l’imponderabile. I ragazzi di Castagner ce ne fanno 2, mentre sull’1-1 urlavano agli avversari di lasciargli 1 punto (ma perché cazzo non l’abbiamo fatto ?). Sconfitta, sorpasso bianconero. Ma l’Empoli è ancora a -1. Ed io all’uscita da scuola tiro fuori il mio cappellino del commando ultrà e la mia sciarpa biancoazzurra: dopo i festeggiamenti dei 2 anni precedenti, ci eravamo organizzati in caso di vittoria delle rondinelle per festeggiare degnamente la salvezza. Ci credo lo stesso, un po’ meno i miei compagni di squadra: loro erano tutti juventini e giocavano nella Rigamonti del resto.

Io a (mini)basket.

Ultima di campionato: noi a Torino con la Juve, l’Empoli a Como. Piemontesi in coppa Uefa, lariani salvi: com’è andata lo sappiamo tutti: noi sconfitti da un gol di Ivano Bonetti, l’Empoli (17 gol in 1 stagione) che si salva passando in riva al lago. Io a casa, a passare da radiorai alla radio locale. Iorio mi aveva illuso e reso felice, per 37’. Fuori piove, come la domenica pomeriggio precedente al rientro da Verona, mentre al casello di Brescia centro le luci del Luna Park risplendevano amaramente. Un po’ come quella stagione che a un bimbo di 10 anni regalò troppe lacrime.

Rivivi tutte le emozioni della stagione 1986/1987

 

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Alberto Banzola

Il direttore di odiopiccolo è Alberto Banzola, giornalista pubblicista, dal 2009 (solo per una mera questione di pigrizia). Ha cominciato per gioco nel 1998, assecondando un desiderio che aveva fin da bambino grazie a Fabio Tavelli, che in lui ha visto - e ci chiediamo come abbia fatto - del potenziale. Un po' “commesso viaggiatore” a livello internazionale, un po' giornalaio come dicono i suoi amici baskettari di sempre, è su questa barca dal primo giorno, a calmierare le folli idee di Vittorio Spunghi. Zob0n o Banzo o come vi viene da chiamarlo, dal 1998 ha collaborato con Elivebrescia.tv, Bresciapuntotv, Sportitalia, Number One Network, Teletutto, Gazzetta dello sport, Bresciaoggi, Radiovoce, Radio Montorfano, La Giornata Tipo, serieadilettanti.it, cremonabasket.it, basketnet.it; e tutt’ora a piede libero. Non si capisce il perchè.

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