Secondo appuntamento con il passato del nostro Brescia: questa volta abbiamo chiesto a Fabio Pettenò – volto sportivo di Brescia.tv da cui racconta ogni sabato in diretta le vicissitudini delle rondinelle – di raccontarci la sua stagione del cuore.
E lui ha scavato nei ricordi adolescenziali, trovando quella stagione, la 1996/1977, che riavvicinò tutti noi al Rigamonti dopo la vergognosa retrocessione targata 1994/1995.
Buona lettura, che siate al lago, al mare, in montagna, in ufficio, o semplicemente a casa vostra.
Zob0n aka Alberto Banzola
Ne ho seguiti tanti di campionati del Brescia.
Posso ritenermi uno dei tifosi più fortunati avendo potuto vivere quasi in prima persona le gesta dei nostri eroi con la casacca storica con la “V” bianca sul petto.
Cinque campionati seguiti a bordo campo come raccattapalle ai tempi in cui militavo nelle giovanili biancoazzurre, altri sette da giornalista sportivo.
Porto nella mente e nel cuore numerosi aneddoti legati ad alcune indimenticabili partite, attimi indelebili rimasti impressi negli occhi di un bambino che sognava di calcare un giorno il terreno del Rigamonti ed esultare sotto la mitica Curva Nord e si è trovato, quasi per gioco e per caso, a raccontare nelle case dei bresciani i campionati della squadra che rappresenta la nostra città.
Ricordo con particolare affetto il campionato 1996/1997, uno dei primi che seguivo da bordo campo.
Un anno magico con la vittoria del campionato e la promozione in serie A.
Era una stagione particolare con il Brescia che veniva da una pesantissima e dolorosissima retrocessione (del 1994/95) e un anno, quello successivo, in chiaroscuro.
I vari Zunico, Binz, De Paola, i gemelli Filippini, Doni, Neri e Bizzarri erano i nostri idoli.
I giovanissimi Pirlo, Diana e Bonazzoli i nostri modelli: prodotti del settore giovanile aggregati alla Prima Squadra.
Li guardavamo come eroi: loro ce l’avevano fatta, per noi la strada era ancora lunga e in salita.
Durante le sedute di allenamento al San Filippo, nelle consuete partitelle di fine sessione, ognuno di noi sceglieva un personaggio. Io, da attaccante, mi fingevo spesso Girolamo Bizzarri. “Se c’è Mino Bizzarri è gol!” era il mio coro preferito. Centravanti di razza, poco appariscente lontano dalla porta ma letale nei sedici metri. Bizzarri e Neri erano una coppia straordinaria.
In quella stagione, sotto l’attenta e magistrale regia di Edy Reja, i due misero insieme circa la metà dei 49 gol segnati durante l’intero campionato.
Un torneo iniziato malissimo con la sconfitta fuori casa con il Bari e il pareggio interno con il Palermo per 1-1.
Indelebile la prima vittoria casalinga a Mompiano: a fatica, contro la Lucchese del bomber Roberto Paci; decide un rigore di Antonio Criniti, croce e delizia di quel Brescia.
La svolta arriva alla nona giornata con la vittoria nel derby contro la Cremonese.
Purtroppo il Rigamonti era in fase di ristrutturazione e alcuni settori dello stadio non erano agibili. Io che amavo posizionarmi dietro la porta alle spalle dei tifosi avversari in Curva Sud quell’anno ho avuto per moltissime partite la classica rete rossa dei muratori.
Pazienza, lo spettacolo è in campo.
Vittoria 3-1 contro i grigiorossi con rete di Bizzarri (ma va!), Emanuele Filippini e Corrado, possente difensore dal torace grande come un armadio.
Neri e Bizzarri trascinano la squadra contro Castel Di Sangro (chi si ricorda Bonomi? Quello con i capelli biondi al vento in stile Caniggia?) e Padova.
Voliamo, siamo imprendibili ma a Ravenna cadiamo 2-1 con Bonocore che trafigge Zunico imparabilmente vengono superati a fatica gli ostacoli Genoa (a Marassi pigliamo 4 schiaffi) e Lecce (Palmieri e Francioso la miglior coppia d’attacco a mio parere dietro a Bizzarri-Neri).
Intanto nel Brescia si accende la miccia di Marcello Campolonghi, attaccante molto rapido capace di alternare prestazioni eccellenti a flop colossali.
Segna due gol decisivi contro Foggia e Reggina prendendosi il titolo di “Benedetto Marcello”.
Ma quel Brescia non è solo forte in difesa.
È un mix di grande sostanza con Manfred Binz e Zunico, con Adani e De Paola. Al ritiro, specialmente in casa non c’è ne per nessuno.
Ricordo come fosse ieri la doppietta di Neri al Bari e l’apoteosi per la vittoria 2-0 a Torino contro i granata. Chi segnano? Neri e Bizzarri ovviamente.
Ma è nel derby di ritorno con la Cremonese che qualcosa si accende in me.
Un derby seguito da una marea biancoazzurra.
Trasferta in motorino per tanti ragazzi della curva (non è leggenda), io a casa incollato alla radio ad ascoltare in trepida attesa. Minuto 51’… gol del Brescia: “Intervengo dallo Zini di Cremona… Brescia in vantaggio… ha segnato Mino Bizzarri”.
Dopo quella vittoria in tutto l’ambiente si sente aria di gloria, di promozione, di voglia di fare festa. Andare allo stadio diventa ogni domenica un appuntamento che inizi a sognare dal lunedì sui banchi di scuola. Quando raggiungi il viale alberato di via dello Stadio è estasi pura. Noi raccattapalle, allora, entravamo dal tunnel principale degli spogliatoi. Nell’aria il profumo della canfora per massaggi.
Spesso incrociavo lo sguardo dei giocatori prima della partita. Con un cenno cercavi di dargli carica ma erano i loro occhi a caricare te. Quando non segnano Bizzarri e Neri in gol ci va Campolonghi come contro il Castel di Sangro, oppure ci pensa Binz con i suoi colpi di testa o le sue giocate sotto porta. Perdiamo in casa contro il Genoa (segna lo sconosciuto Masolini che gela il Rigamonti), ci viene il braccino pareggiando con Lecce e Empoli.
La vittoria con il Foggia targata Neri e Bizzarri e il pareggio con la Reggina (rete di Neri) è il preludio all’estasi.
Quel giorno di Brescia-Venezia, ultima di campionato, io ero come sempre in campo.
Ricordo che la festa iniziò molto prima negli spogliatoi con cabaret di pastine e bottiglie di champagne pronte ad essere stappate.
I giocatori del Brescia scesero in campo con i capelli colorati di bianco e azzurro.
Vincemmo 3-1. A segno Pirlo, Binz e il solito Neri. Ciro Ginestra rese meno amara la figura dei lagunari.
Al triplice fischio ecco l’invasione di campo.
I giocatori denudati a cercare riparo negli spogliatoi. I tifosi del Brescia in lacrime. C’era chi baciava l’erba, chi i pali della porta, chi pregava inginocchiato con le mani rivolte al cielo. E chi come Manfred Binz (forse qualcuno lo ricorda) girava come passeggero di un motorino entrato sul terreno di gioco con tanto di bandiera in mano.
Io, fortunato come sempre, dopo aver regalato ogni indumento del Brescia Calcio che avevo indosso ad alcuni tifosi, mi sono ritrovato a festeggiare negli spogliatoi con i miei idoli.
Tra i più scatenati i gemelli Filippini, ovviamente Binz e De Paola.
Aver “violato” lo spogliatoio in un occasione così speciale è stato qualcosa di unico ed emozionante.
Un anno fantastico, con la promozione in serie A.
Il mio anno più bello con il Brescia, la stagione 1996/1997.
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