Rispetto alle migrazioni, per quanto piccole, per quanto di breve tratto, le persone sembrano dividersi in tre gruppi:
quelle che non ci penserebbero mai e poi mai, quelle che non vedono l’ora e quelle che, come me, continuano a ritornare sui loro passi, a cambiare idea, a non riuscire mai a scegliere definitivamente una dimensione specifica.
Quelle che non si costruiscono mai nuovi legami e considerano la città in cui vivono una specie di hotel dal lunedì al venerdì, quelle che tranciano completamente con il passato e ricominciano da capo, quelle che tentano di mantenere insieme due mondi e due sistemi di relazione.
Nel paese da cui provengo conosco persone che ci sono tornate dopo molti anni, persone che non se ne sono mai andate e persone che nel momento in cui hanno deciso di andarsene lo hanno fatto sul serio, per Napoli, per Londra, per Berlino, per l’America, per il Sud America, per l’Australia, per il Brasile … poche o quasi nessuno ha scelto Brescia (o un’altra piccola città di provincia del triveneto) come meta migratoria. Quasi fosse uno sciocco compromesso, una non decisione.
Credo che molti di coloro che migrano da un luogo ad un altro distante 45 minuti di macchina, lo facciano in fondo per non esagerare, per prendersela con calma rispetto al cambiamento. E credo rimanga dentro alle loro narici il profumo di casa, verso il quale a volte è necessario tornare, anche solo per andare a trovare la famiglia e gli amici restati al paese (che a trovarti non ci vengono quasi mai – Brescia non ha la fama di gran bella città in Provincia).
Quando si parte da un piccolo paese quindi o semplicemente da un paese come Salò, come Gavardo o come Montichiari proprio per la città di Brescia, cosa si va cercando? Cosa si dimentica e cosa si trova?
L’orizzonte naturale credo sia la cosa che manca maggiormente, una visione ampia, che lascia respirare: una campagna piatta e coltivata, una corolla di montagne, un fiume che scorre tra filari di alberi e case e una distesa d’acqua, dolce ed ombrosa ….. (pausa). Insomma in città si rinsecchisce un pochetto quel fanciullo virgiliano che vive in noi in contemplazione ingenua e naturale delle bellezze del mondo. Quando ti assale questo fazioso struggimento estetico e naturalistico, immancabilmente ti chiedi perché. Perché ci sei venuto in città, in mezzo a sto dannato inquinamento che ogni giorno si propaga contaminando finamai l’erba!
E ti chiedi se in fondo da grande non sarai uno di quelli che abbandonano la città per una ‘villetta’ nella prossima periferia, Collebeato et dintorni.
Solitamente al termine dell’interrogazione al tuo parlamento interiore ti rispondi che in fondo esserti trasferito in città ti dà la possibilità di avere entrambe le cose: natura, tranquillità e pace – quando torni al paese -, stimoli, relazioni, divertimento e soddisfazione alle tue insensate quanto pressanti curiosità di cose nuove – restando in città.
Una vita a metà, ma almeno hai tutto.
Ma realmente cosa hai trovato a Brescia?
Brescia è sicuramente una città viva. Molto più viva di tante piccole città di provincia. Ok certamente i bar chiudono alla mezzanotte, oggi come oggi, ma qualche anno fa il Carmine e la odierna zona della Movida cittadina, senza parlare dei vecchi Piazzale Arnaldo, Borgo Wuhrer ed affini hanno il loro fascino.
Un gregge di giovani che si riversa in strada ed infinite, pensi, possibilità di relazione di tutti i tipi. E poi ogni sera, volendo, si trova sempre qualcosa da fare, dentro e fuori il centro cittadino: concerti (Brescia è famosa per la sua verve musicale), cinema, teatro (anche ‘laboratoriale’ accanto a quello più istituzionale), conferenze, dibattiti, presentazioni di libri, incontri a sfondo politico, civile, di informazione, ristoranti di ogni tipo, manifestazioni di piazza, lavoro. E ti viene da pensare che è pure troppo, a tutto è difficile riuscire a stare dietro. Quasi una sorta di ansia da grande abbuffata.
Sono città, perdio! Dovrò pure vedere fare incontrare conoscere pensare!
Ma in poco tempo ti rendi conto di alcune piccole cosucce: una per tutte Brescia non è una città affabile. Per conoscere persone che non conosci ti serve sempre qualcuno che te le presenti. Non è come in altre città, ad esempio quelle universitarie, dove tanta gente migra da tanti altri paesi e città e ti basta un casuale scambio di battute al bancone del bar per presentarti. No, a Brescia i bresciani si conoscono tutti da una vita, più o meno. Sanno tutto di tutti e si suddividono, per ragioni a te incomprensibili, in tanti piccoli mondi ed alleanze stilistiche. Ogni mondo ha il suo piccolo o medio piccolo ‘grande leader’, il suo ‘personaggio’ da copertina.
E quindi, far parte di uno di questi mondi non è per nulla semplice. Tanto che alla fine è più facile trovarsi con i solitari migranti come te che con i bresciani. Vi auguro quindi, a voi che vi trasferite in città, di avere un collega o un amico/a che vi introduca.
In secondo luogo, ti accorgi che, anche se hai passato con una persona una bella serata e ti sembrava anche di essere stato simpatico/a ed interessante, il giorno dopo per strada la stessa persona con la quale hai passato più di un’ora del tuo tempo non ti saluta nemmeno. Le persone che non si salutano per strada si parlano però su Facebook, e basta seguire i like e i commenti per capire chi sta con chi e chi è fuori dai giochi.
Mentre tu vieni da un paese e questa per te è e rimane una dinamica incomprensibile. In un paese trovi il tuo bar di riferimento quando ci cresci e lo ritrovi quando ci ritorni. Le persone si conoscono tutte tra loro e si salutano, si fermano per strada e si ricordano le une delle altre potrei dire quasi in eterno. Quando sono tornata per 3 anni a vivere tra Salò e Gavardo le mie conoscenze di 10 anni prima sono tornate ad essere buoni amici e buone amiche. Di quelli che ti telefonano per l’aperitivo e la serata del venerdì, del sabato e della domenica, compresi i pranzi, le sagre ed i compleanni. Raro che mi sia sentita sola.
Certo forse è anche da questa strettoia relazionale che alle volte i tipi come me sentono la necessità di fuggire via.
E Brescia soddisfa decisamente in quantità anche il minimo bisogno di anonimato.
Anche perché oltre ad avere il vezzo del ‘migirodall’altrapartesetivedoperstrada’ è anche suddivisa in molte cerchie poco comunicanti. Quindi tranquilli, la privacy è salva, basta cambiare zona della città e tutto è diverso, e puoi evitare fastidiose sovrapposizioni o pericolosi incontri.
Vivendo in città ti rendi conto inoltre che per conoscere qualcuno è necessario essere ‘brillanti’, avere ‘ritmo’, parlare di musica, arte, cinema, inventarsi battute sarcastiche, provocatorie e pungenti. A base di sesso poi sono quelle più gradite.
Brescia è sicuramente sessualmente una città molto disinibita.
Di cosa hai fatto il pomeriggio o dei tuoi cazzi con il lavoro, i colleghi o il fidanzato/a non gliene frega a nessuno. Parlare di sé è una noia mortale. E ti rendi anche conto che l’essere brillanti in piedi in strada con un mucchio di persone che ti passano attorno richiede una certa capacità di improvvisazione.
Ed anche questo è per te incomprensibile. Tu vieni da un posto dove tutti arrivano alla spicciolata, soli o accompagnati, alla solita ora al solito bar, che è il solito come consumazione, barista e nomi e cognomi ogni sera della settimana. Bar in cui l’atmosfera si concentra attorno ad un tavolo, dove consumi seduto un bicchiere dietro l’altro e dove molto spesso ti capita di fare interminabili partite a Risiko o a carte, durante le quali il tempo per prendersi per il culo, ridere ed inventare battute dà la possibilità a tutti, anche ai più timidi, di risultare simpatici.
A Brescia no. A Brescia devi imparare ad essere brillante. E devi imparare in fretta. Anche perché a Brescia non esiste il concetto di appuntamento: darsi un appuntamento in un’ora e in un luogo precisi significa trovarsi in un altro luogo ad un’altra ora, perché in fondo la città offre sempre qualcosa di meglio all’ultimo minuto rispetto a quello che avevi precedentemente programmato (e tu sei a serio rischio di trovarti da solo/a con la tua noiosità all’angolo in cui avevi appuntamento). E anche questo per te è incomprensibile, per te che vieni da un paese in cui se ci si dà appuntamento in una certa ora in un certo posto e tu entro mezz’ora non sei arrivato/a, ricevi telefonate con i controcazzi dai tuoi cari amici che ti stanno aspettando magari per andare tutti insieme da un’altra parte.
Mentre a Brescia i bresciani conoscono sempre qualcun altro che vale la pena salutare dopo aver salutato te e che magari li invita a fare qualcos’altro rispetto a quello che avevano pensato di fare con te. E tu in quei momenti chi cazzo puoi salutare??
Ma, nonostante tutto questo, la possibilità di prendere la bicicletta, la metro o la macchina (più di frequente) e trovarti così all’improvviso nel bel mezzo di un concerto che non avevi programmato, di artisti che non conosci, seduto/a su di uno sgabello e completamente immersa nella musica, nelle luci e nei video, non ha prezzo. Come non ha prezzo avere la possibilità di vedere i documentari dell’Internazionale al cinema Eden, i concerti di musica classica al Circolo Il Chiostro, gli spettacoli di teatro del CTB e della Residenza Idra, la musica jazz al Carmen Town, al Circolo letterario o all’Enotema. Come non ha prezzo piazza Tebaldo Brusato e i bar lì attorno, Il Cinema Sociale, il primo maggio in piazza Loggia, il vino buono dell’Osteria dell’Oste Sobrio e gli osti tutti del Bianchi con il loro panino alla mortadella ed il bianchino spruzzato Aperol alle sette di sera e le mangiate estive per strada al Carmine. E la piscina da 50 metri a Lamarmora, condita con il mangia-aperitivo a Brescia2, che dopo una nuotata l’alcool si assorbe meglio. Come non ha prezzo Parco Castelli in estate, quando c’è l’Arenasonica o la Festa delle Associazioni, e la Festa del Parco dell’Acqua a Sant’Eufemia, o bere un’aranciata in castello in primavera sotto le fronde degli alberi appena fuori la cinta muraria. E le viette e viottoli del centro storico che alle volte sembrano quasi Venezia, i bar e laboratori di arte e design che spuntano come funghi, i negozietti con cibi da molte parti del mondo aperti fino a tardi, le gallerie d’arte che scopri essere, alcune, famose nel mondo, la metropolitana, lo spumone del Biondo al ritorno dal lavoro, i vialoni alberati della periferia, le molte multisala, la coop e l’esselunga, le fabbriche dismesse quasi in centro città, i cavalcavia e la zona dei palazzi moderni di Brescia due, borgo Trento. E molti molti altri quartieri che devo ancora scoprire dopo due anni e mezzo.
Brescia è una città che offre molto. E’ estesa, ampia, architettonicamente varia, confusa ed anche un po’ rutilante, ma non troppo. E’ una città di media dimensione. Forse è anche per questo che alle volte ti viene voglia di scappare nuovamente, verso una grande città o verso il piccolo paese.
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