Piccolo prontuario per difendersi dai convenevoli.
Ci sono molti modi per sopravvivere su questo pianeta. Uno dei più accessibili è quello di sposare una causa e dedicare ad essa la propria vita: non è importante di quale causa si tratti, però è essenziale che divenga l’unica cosa che conta. Puoi cercare di salvare le foche, fare volontariato, supportare un ente benefico o, più semplicemente, riporre la tua vita nelle mani di Dio e rimetterti alla sua volontà così, qualunque cosa accada, potrai sempre dire che tu non c’entri un cazzo. Non è difficile, in fondo, ma è sicuramente un po’ faticoso, e io odio la fatica. La fatica e la mostarda. Quei maledetti fruttini appiccicosi e maleodoranti. Sapete cos’è l’iprite? è il gas con cui sterminarono milionate di persone nella seconda guerra mondiale. Sapete come lo chiamavano? Gas mostarda. Sapete fare due più due? Ecco, bravi.
C’è un’altra cosa cosa che odio, ed è la routine: la tranquillizzante ripetizione quotidiana dei gesti e degli schemi sociali che contribuisce a dare ordine al pianeta. Ora, non voglio mettermi qui a fare l’anarchico, ci siamo dentro tutti, però se ogni tanto provate ad immaginare di uscire dal vostro corpo e guardarvi da fuori, mentre parlate con qualcuno, o vi trovate in un determinato posto, potreste, mentre vi osservate, scoprirvi a dire qualcosa del tipo «Che cazzo ci faccio io, qui?», oppure «Ma di che diavolo sto parlando?», o ancora «Davvero mi interessa ‘sta roba?». Cose così.
Insomma, non è necessario parlare per forza.
PRENDETE I CONVENEVOLI, AD ESEMPIO
Veramente mi interessa sapere come sta il tizio che abita quattro case dopo la mia, quando lo incontro al supermercato? Sapere se sua figlia si è sposata? Convenire sul fatto che d’estate fa caldo e d’inverno fa freddo? Scoprire che ha sorpreso il suo cane mentre si scopava la pianta di ficus in giardino? Dai, siate onesti, ditelo che non ve ne importa un accidente.
È umano, è giusto.
Non abbiamo posto per tutti, dentro, a volte non ne abbiamo nemmeno per noi stessi.
D’altra parte, i convenevoli fanno parte della storia dell’uomo e mi rendo conto che non si può pensare di debellare qualcosa di antico quasi quanto l’uso della parola: alcuni reperti storici che ho trovato nel giardino di mia nonna dimostrano come, un tempo, i testicoli dell’essere umano di sesso maschile avessero le dimensioni di una Drosophila Melanogaster (insetto che stimo, da quando ho scoperto che annega le delusioni amorose nell’alcol). Con l’avvento del convenevole ed il conseguente carico di smaronamentoquotidiano
(calcolabile tramite la formula convenevole x / tempo dove
rappresenta il coefficiente δ di smaronamento universale)
essi hanno raggiunto, negli anni, le dimensioni attuali. In tempi relativamente recenti, poi, l’implemento della superficie scrotale ha subìto un ulteriore slancio grazie alle seguenti invenzioni: le partenze intelligenti, le domeniche di apertura dei centri commerciali, il curling, le code per curiosi in autostrada, l’ultimo giorno dell’imperdibile offerta televisiva della Mondial Casa, il matrimonio e quelli che scrivono su facebook robe del tipo: “… e ora una bella doccia!”.
I convenevoli non si possono debellare, dicevamo: dunque bisogna conviverci, ma c’è modo e modo per farlo. La vita è fatta di tante piccole battaglie: vincerle non ti cambia l’esistenza, ma la migliora, almeno un po’. Quindi è necessario combattere: in un modo o nell’altro, tutti quanti ci siamo trovati a pronunciare frasi del tipo “Come va?”, “Bella giornata, eh?”, “Che caldo!”, “Quant’è solo bocca?”, e via dicendo. Come tante altre convenzioni che regolano i rapporti sociali tra gli esseri umani il convenevole è, se estrapolato dal contesto, un atto estremamente stupido: si dice una banalità aspettandosi che la risposta sia altrettanto banale. E ci può stare, sia chiaro: non è la fine del mondo sparare una frase standard aspettandosi una risposta standard, se questo contribuisce a mantenere l’equilibrio mondiale dei rapporti umani. Però, a volte, si potrebbe anche evitare. Ecco come.
1) REALISTA
Una prima possibilità è la seguente: rispondere seriamente. È grottesco, lo so, ma è proprio questo a rendere l’espediente efficace: nessuno si aspetta una risposta sensata ad un convenevole. Facciamo un esempio pratico: Natale e Crocifissa si conoscono appena, e un giorno si incontrano in ascensore. Hanno alcuni piani da superare insieme e, si sa, il peggior nemico del convenevole è il tempo: più ne hai, meno efficace sarà il risultato. Il classico “come stai bene grazie e tu anche io grazie” non dura più del tempo necessario ad ascendere dal piano terra al piano primo, accrescendo il senso di disagio per tutto il tempo rimanente. Ecco un esempio di cosa fare, dunque:
– Ciao!
– Ehi, ciao!
– Anche tu qui?
– Già.
– Allora, ehm… come va?
Qui entra in azione il piano anti-convenevole.
– Bene, grazie. Cioè, sì, insomma, abbastanza, ecco. Per la verità non del tutto bene, insomma, ci sono alcune cose che… è che sto di merda.
– …
– Voglio dire, che vita è? Che cazzo di vita è? Lavori come un mulo per poi ritrovarti a giugno a far di conto per capire se avrai abbastanza soldi per andare in ferie. Io non ci sto, perdio! Sai cosa pensavo, ieri? Pensavo che le aspirazioni sono una fottutissima inculata! Lo sai cosa volevo fare io? Lo sai? Ma no, tu non sai un accidente: io volevo fare la rockstar. La rockstar! Scrivere canzoni molto fiche e avere orde di ragazzine urlanti ai miei piedi, e invece sai cosa faccio? Servo panini in un fast food! E così mi tocca lavorare di sera, il fine settimana… non chiudono mai, quei maledetti posti: mai! Arrivi a casa che puzzi di piscio di elefante. E tu, invece? Pensi di aver fatto una gran cosa, della tua vita? Eh? Ad un certo punto hai deciso che era ora di mettere la testa a posto, hai preso il primo pirla che si sia dimostrato in grado di sopportarti per un anno intero e te lo sei sposato: un tizio con il vestito sempre a posto e una laurea ad honorem in alettoni&cerchi in lega. Bella vita di merda. Ah, a proposito: guarda che lo sanno tutti, che ti scopi il postino.
– …
– Tu invece, che mi racconti di bello?
2) AMNESICO
Due modi particolarmente efficaci sono i seguenti: perdere la memoria e morire. Dato che sul come la morte possa aiutare ad evitare i convenevoli non c’è molto da dire, mi occuperò dell’altro caso.
– Ciao, come stai?
– Ehi, chi diavolo sei tu?
– Veramente sarei tua madre.
– Ah. Be’, allora è pronto il latte col nesquik?
– Non bevi latte col nesquik da quando avevi dieci anni.
– E quanti ne ho ora?
– Trentacinque.
– Uhm, mi sa che mi sono perso qualcosa. Ehi, chi è quel tizio in TV?
– È il presidente degli Stati Uniti d’America.
– Ma che cazzo dici? È nero!
2) TESTIMONE DI GEOVA
– Ciao, come stai?
– Bene. Ora vado di casa in casa a portare la luce nel mondo.
– Enel?
– No. Geova.
A questo punto estraete con cautela il volantino che avete precedentemente infilato in tasca e proseguite con una frase del tipo: “Non vedi che il mondo va a rotoli? Sono gli ultimi giorni.”, oppure “Non preoccuparti se ti sembrano tutte cazzate: Geova metterà le cose a posto a suo tempo”, o ancora “Lo so che abbiamo sbagliato sette volte la data della fine del mondo, ma non vorrai mica intestardirti sui dettagli, vero?”: il malcapitato si dileguerà.
3) CONTROPIEDISTA
Lasciate che l’interlocutore abbia, per un istante, la convinzione di avere tutto sotto controllo: dopodiché passate all’attacco.
– Ciao, come st…
– Ciao, come stai?
– Bene, grazie, e t…
– Ottimo. Che mi racconti di bello? Novità?
– Ma, sai, il solito: lavoro, famiglia, e tu invec…
– E con tua moglie come va? Ho sentito che stavate per lasciarvi.
– Come? Ma chi ti ha detto una cosa del gen…
– Poco male. Era una troia.
E qui, se l’interlocutore vi risulta particolarmente antipatico, potete aggiungere qualcosa del tipo “Be’, ora vado: mi ero avvicinato solo per dirti questo”.
4) FAN DELLE “LAS KETCHUP”
– Ciao, come stai?
-Aserejè ja de jè de jebe tu de jebere
sebiunouva majabi an de bugui an de buididipi.
5) PARANOICO
– Ciao, come stai?
– È una domanda trabocchetto?
haha grande