Un ricordo speciale di Mazzone da Hong Kong

0
Mazzone Hong Kong

Caldo, non afoso come il nostro agosto, ma comunque caldo.
Una domenica di fine settembre, con la necessità di prepararsi a viaggiare l’indomani verso la Corea del Sud: Hong Kong come al solito brulica di turisti che si dividono in diverse sottospecie. Quelli incuriositi dai quartieri di elettronica, che offrono ancora prodotti di qualità a prezzi relativamente bassi, quelli che vogliono visitare tutti i mall, quelli che stanno smaltendo le sbornie del venerdì e sabato notte iniziate a Lan-Kwai-Fong e terminate in qualche locale malfamato di Mong-Kok, quelli che passeranno la domenica a farsi spennare al casinò a Macao, dove hanno raccontato alla moglie che andranno per un meeting aziendale.

L’Ymca è diventata oramai la mia seconda casa: 60 metri quadrati di “suite”, arredati con (molta) parsimonia e pochi voli pindarici, ma accoglienti. Rispetto alla stanza standard dell’Holiday Inn dove ho vissuto per mesi, ho trovato quello che sembra un vero e proprio appartamento ed in più posso fare anche allenamento, quando mi gira. Certo lo spazio del basket è relegato alle 6 del mattino ed in palestra gioco da solo, ma va bene lo stesso. Anche a Mark, tecnico che condivide con me le trasferte in estremo oriente e le scelte di vitto e alloggio, non dispiace. La vista sulla baia, seppur parziale, è meglio del retro dei condomini dotati tutti di motori per l’aria condizionata che avevamo lasciato in Nathan Road. Arrivati come al solito la settimana prima e con un altro paio di settimane a testa da trascorrere in Oriente con compiti diversi, io e l’inglese volante trapiantato per amore in Francia dopo la fuga frettolosa dall’amato Sudafrica, abbiamo scoperto solo al nostro atterraggio la festa nazionale del 1 ottobre: un’estensione del weekend per Mark, la necessità di prendere un volo aereo per non buttare nel cesso una giornata aziendale per me. E così si va a Seul il giorno dopo, non prima di aver festeggiato a mezzanotte Hong Kong ed il suo spettacolo pirotecnico: una manciata di Hong Kong dollars e ci godremo lo spettacolo dalla terrazza dell’ultimo piano dell’Ymca di Kowloon.

Prima però c’è una domenica da trascorrere: il programma prevede un giro al campo pratica di Golf in tarda mattinata, per accontentare Mark, pranzo con “descanso” pomeridiano e poi in prime time la visione al Pub del derby dell’Oglio. Le mie trasferte in giro per il mondo mi tengono lontano dal Rigamonti, e da tante altre cose della mia vita bresciana. Ed ho ancora negli occhi il viaggio a Parigi con i miei soci per vedere il Brescia al Parco dei Principi, e la roccambolesca giornata che mi ha portato da Pescara a Brescia per la gara di ritorno: il tutto negli ultimi 60 giorni.

Quella tra Brescia e Atalanta non è proprio una sfida come le altre

Non c’è nulla da fare, due giorni di fila a casa non riesco a passarli, nemmeno se ci provo o mi ci metto d’impegno. Mark, da bravo inglese di Leicester amante del rugby, non è tanto per guardarsi una partita di serie A, ma capisce dalle mie parole che quella tra Brescia ed Atalanta non è proprio una sfida come un’altra. Del resto non ha di meglio da fare quella domenica sera, ed in attesa dei fuochi va bene anche una pinta di birra davanti al fobal italiano. “Eddai, sono venuto a giocare a golf che mi fa schifo, dammela una soddisfazione nella vita”. “Meoowwww”. Sì, Mark, un cristone di 190 cm per 110 kg, quando non voleva rispondermi o non aveva voglia di attaccare una discussione, miagolava. E andava avanti anche per minuti a fare il gatto. Io ci avevo fatto il callo alle sue abitudini, tipo quella di chiudersi nei pub la domenica pomeriggio ad ammazzarsi di birra, in cui coinvolgeva anche me, che, del resto, una volta fatta la valigia per volare il lunedì mattino in qualche posto ameno del Far East, cosa avevo di meglio da fare? Da 6 mesi facevamo coppia fissa a risolvere i problemi tecnici e commerciali di un’azienda rilevata dal gruppo Lonati, e funzionavamo bene, benché fossimo proprio agli antipodi. Io un ragazzino italiano spocchioso ed un po’ fighetto, lui un navigato – ma non troppo – lupo di mare, abituato a viaggiare come un matto. C’eravamo trovati ed avevamo combinato un po’ di tutto: l’avevo portato d’urgenza in ospedale alle 3 del mattino, ed una sera, dopo uno show fatto ad un cliente di Hong Kong degno del miglior Christian De Sica in un ristorante giapponese, mi aveva messo a letto (totalmente demolito), che nemmeno mia mamma quando avevo 4 anni.

Vedere Cristiano Doni con quella maglia, mi urta profondamente

Arrivano le 21, la televisione mostra un bel colpo d’occhio del rigamonti, ripenso alla battaglia del 92/3, ed al fatto che a me il derby con l’Atalanta non è mai interessato sul serio. O meglio, per me il derby vero è con l’Hellas: quella è la mia partita. Certo vedere Cristiano Doni con quella maglia, mi urta profondamente e le immagini di quanto successo 8 anni prima le ho belle impresse nella memoria, ma – non so se riesco a spiegarmi – Atalanta o Sampdoria per me non fa differenza. C’è il Brescia, la cosa importante è quella.

È la giornata di Pep Guardiola che entra in campo a presentarsi ai suoi nuovi tifosi, l’espressione un po’ spaesata.

Arbitra Collina. “Ma quello non è Baggio?” “Certo Mark” “E cosa fa in campo?” “Gioca nel Brescia”. Lo stupore di Mark è genuino, come tutto in lui. La prima pinta va giù che è una bellezza, la partita si anima rapidamente. Guardare la serie A ad Hong Kong è abbastanza semplice. Ho scoperto che il campionato di calcio fa impazzire la gente di qua ed anche in Cina vedere la serie A in diretta non è difficile. Diverse serate sono terminate con visioni notturne della serie A, spesso in Hotel. Diverso quando vai in altri paesi dell’area, tipo la Corea del Sud. Partita vera, occasione per Tare, palo di Doni. Segna Baggio: un assist al bacio di Petruzzi, sembra mettersi tutto al meglio. Esulta anche Mark, perché riconosce l’autore del goal, e quanto meno capisce che ha segnato il Brescia. Non foss’altro perché quello seduto accanto a lui sembra impazzire. Non riesco neppure a finire di festeggiare che arriva il pareggio di Sala e poi il raddoppio ospite. Doni. Mannaggia a te. Vedo l’esultanza nel settore ospiti, il commento in lingua locale si perde nell’audio di Mompiano che arriva bello chiaro in terra d’oriente. Arriva il terzo. Io rimango impietrito, Mark non sa cosa fare: termina così il primo tempo, 1-3. La tentazione di mandare tutti a quel paese e andarmene è fortissima. Resto al mio posto, Mark mi consola con un’altra pinta e del cibo. Il secondo tempo è una sofferenza assoluta, prova che ti riprova, non succede nulla per una buona mezzoretta. Quando le speranze sembrano essersi ridotte a un lumicino, ecco la palla di Tare per Baggio, la girata, Taibi battuto, il 2-3. Le telecamere indugiano sul bordo del campo, l’allenatore del Brescia è molto agitato: si rivolge al settore ospite, si vede in maniera netta. Il labiale è chiarissimo. Mark non capisce: io sì. L’audio ambiente, come dicevo prima, si sentiva. Bene. E Mazzone non ci sta. Per nulla. Capisci che sta promettendo qualcosa a qualcuno. Mark mi chiede chi sia quel signore. Cerco di spiegarglielo: raccontare tutto quello che è successo nelle ultime settimane a Brescia, soprattutto dopo il pareggio con il Psg, sarebbe eccessivo ed in quel preciso momento ho altro a cui pensare. “Ma quel signore in tuta allena una squadra di serie A? Sul serio?”. Faccio finta di non aver sentito, provo a crederci fino al 90’ ed oltre. Il Brescia ci prova, ma sembra già tutto scritto. Il tempo scorre, scocca il 90’: lo stomaco si è abbassato di qualche millimetro. Un cross, fallo di mano, punizione nei pressi del limite dell’area. Sul pallone Baggio c’è lo spazio per la pennellata: gente che salta, Taibi pure, una spizzata, la palla in rete. Tavolo e birre per aria, Mark che mi abbraccia, manco fosse tifoso delle rondinelle da sempre, tutti che si girano al pub. Le immagini tornano a bordocampo, Mazzone scatta, le telecamere lo inseguono assieme ad alcuni dirigenti ed al suo vice storico, Leonardo Menichini – uno che molto probabilmente verrà fatto santo.

Immagino le sensazioni di chi è al Rigamonti. Mark, che si è ricomposto, mi chiede di nuovo spiegazioni. Io spiego, le origini dell’allenatore, l’astio verso Roma delle tifoserie del Nord, i cori contro Mazzone durante la partita. Gli parlo di un allenatore sanguigno, di una persona che di calcio ne sa, che a Brescia sta facendo cose molto interessanti, in una piazza ascensore tra serie A e B, che sembra finalmente aver trovato una dimensione di tranquillità. Mezzanotte e lo spettacolo pirotecnico si avvicinano, ma io i botti li ho già visti.
Mancherà sor Carletto. Grazie di tutto. E ci perdoni se la ricordiamo sempre e solo per quell’episodio, in quasi 800 partite allenate. Ma quel giorno fece qualcosa di veramente unico. Che le costò sicuramente, ma che diede alla gente la dimensione della persona vera dietro all’allenatore di calcio abituato a fare miracoli sportivi. Persona a cui abbiamo voluto bene in tanti. Anche qualche tifoso dell’Atalanta presente quel giorno nel settore ospiti.

Zob0n, aka Alberto Banzola

 

About author

Alberto Banzola

Il direttore di odiopiccolo è Alberto Banzola, giornalista pubblicista, dal 2009 (solo per una mera questione di pigrizia). Ha cominciato per gioco nel 1998, assecondando un desiderio che aveva fin da bambino grazie a Fabio Tavelli, che in lui ha visto - e ci chiediamo come abbia fatto - del potenziale. Un po' “commesso viaggiatore” a livello internazionale, un po' giornalaio come dicono i suoi amici baskettari di sempre, è su questa barca dal primo giorno, a calmierare le folli idee di Vittorio Spunghi. Zob0n o Banzo o come vi viene da chiamarlo, dal 1998 ha collaborato con Elivebrescia.tv, Bresciapuntotv, Sportitalia, Number One Network, Teletutto, Gazzetta dello sport, Bresciaoggi, Radiovoce, Radio Montorfano, La Giornata Tipo, serieadilettanti.it, cremonabasket.it, basketnet.it; e tutt’ora a piede libero. Non si capisce il perchè.

No comments

Ops... questo forse ti è scappato!

sanremo-un-collante-sociale

Sanremo è un collante sociale

Due frasi ho nella testa:Sanremo è Sanremo e Comunque vada sarà un successo. La prima, una tautologia densa di significato; la seconda, un’emerita sciocchezza. Di quelle ...