Quello che ho visto ieri Piz, quel gesto folle, tenero, fuori dagli schemi.
Quel timeout Piz, quello. Quello mi ha riappacificato con lo sport.
Con quello vero, quello giocato e vissuto. Fatto di regole ma non solo: fatto di sentimenti, di spirito. Di gruppo, di squadra, di unione? Di cosa sto farneticando mi dici?
Secondo tempo tra Brescia e Capo D’Orlando, prima di campionato di Lnp Gold (la novella Legadue): succede che in attacco la Centrale ha palla a Bushati, marcato dal giovane Laquintana.
I siciliani sono già senza diversi giocatori importanti e Laquintana è un under con due attributi immensi. Difende forte, Bush si libera e (secondo me involontariamente) poggia il gomito sul naso. Il ragazzo finisce a terra. Sangue. Bush si ferma al volo, gli arbitri non hanno fischiato, ma è lo stesso italo-albanese a capire la gravità del contatto.
Si scusa con lui. Coach Pozzecco (proprio lui), dà in escandescenze. E’ furioso, si becca un tecnico per qualche parola di troppo detta all’arbitro. Parla con Bush. Si capiscono.
Poz chiama timeout: Laquintana è a bordo campo, in panchina i cambi sono risicatissimi. Già la squadra al “completo” era formata da 7 uomini (su 10 che dovresti avere), uno lo aveva perso durante il quarto precedente (Archie), un altro è lì per terra che piange sangue.
Il timeout però non si svolge di fronte alla panchina, come di prassi: tutti attorno a Laquintana. Una scena mai vista. Forse neppure ammissibile da regolamento. Ma bellissima. La squadra che si unisce attorno al proprio leader, il coach. Che carica come una molla il ragazzo. Tamponi e via. In campo di nuovo, assieme all’americano scavigliato. “Give me one minute”. “Coach I’ll give you more”.(ed a momenti la vinceva questo qua)
Capo D’Orlando perde nei secondi finali (85-83), ma vince un’altra partita. E questo coach Pozzecco lo sa.
Nelle interviste a fine gara si commuove. Interrompe la diretta radiofonica tra le lacrime, mi abbraccia e se ne va. Ritorna dopo 1 minuto: un paio di foto fatte, qualche autografo.
Chiude l’intervista prima di buttarsi negli spogliatoi: “Amo questi ragazzi”.
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