Figlio mi impari il computer?

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figlio mi impari il computer?Insegnare a una persona anziana come utilizzare un computer è molto complicato. Insegnarlo ai propri genitori è impossibile.

Il motivo è molto semplice. La troppa confidenza azzera in pochi minuti e senza rimedio il livello di pazienza.

Mio padre, in famiglia, è quello che più di tutti ha cercato di avvicinarsi al mondo tecnologico. Ne è sempre stato affascinato. Una passione che già quando ero piccolo manifestava, tuttavia, singolari atteggiamenti, e che merita una veloce digressione.

Portò a casa un giorno, dal nulla, un SEGA SC-3000, il primo e unico personal computer prodotto e disegnato dalla Sega nel 1983. Un 8-bit con i tasti in gomma, 2 KB di memoria interamente dedicati alle cartucce esterne, indispensabili per poter vedere apparire qualcosa sul televisore collegato.

Avevo 5 giochi, indimenticabili.
Ogni singola cartuccia costava intorno alle 80 mila lire.

Sega Sc-3000Monaco Gp, una gara in due dimensioni con 3 imprevisti; Star Jacker, una battaglia spaziale stile 1943Sega Flipper, il classico Flipper da bar; N-Sub una lentissima battaglia navale con effetti sonori soporiferi; Borderline un gioco a schemi di strategia.
(se volete giocare cliccate sul nome dei gioco, così per rendervi conto…)
In più possedevo una cartuccia per programmare in basic.
Ricordo che impiegai una vita per disegnare un omino che si muoveva da sx a dx.

Mio padre guardava diffidente quella scatola tutta nera che lui stesso aveva comprato.
Credo non abbia mai nemmeno sfiorato il tasto di accensione. Io avevo circa 10 anni.

La fine di quell’assurdo computer è stata drammatica.
Vivendo in un appartamento non troppo grande condividevo la stanza con mia sorella di tre anni più vecchia. Per avere un poco di privacy, ai tempi dell’università, passavo gran parte del mio tempo in cantina, una stanza di 3 metri per 2 che avevo cercato di sistemare al meglio. Un giradischi con casse integrate, due slitte su cui sedersi, e quel vecchio SEGA impolverato collegato ad un televisore da 8 pollici con radio integrata. Apparecchiatura tutta retro alla quale ero comprensibilmente affezionato. I giochi, seppur obsoleti, risultavano ancora piacevoli, ovviamente se in compagnia e se condivo il mio tempo con della droga leggera.

Quando andai via di casa dopo qualche anno, mia madre buttò via tutto… incredibile. Vi risparmio cosa successe dopo, dico solo che rischiai seriamente di finire sul giornale nelle pagine di cronaca nera.

PC 286Dopo il Sega arrivò in casa il Commodore 64, eccezionale e su cui esiste già una infinita narrativa… poi, mentre una filiale della Olivetti falliva, mio padre volle fare il salto di qualità e comprò un PC 286 con scheda grafica VGA per la immane cifra di 2,5 milioni di lire. Ricordo che il sistema operativo era la versione di Windows 3.1. Il giorno dopo uscirono i PC con processore Intel… una stoccata irripetibile.
L’ultimo rimasto in magazzino prima della chiusura, un tempismo perfetto.

Ma in casa non avevamo solo il computer:
Cuffie senza fili enormi per ascoltare la musica a una distanza di 40 cm dallo stereo.
Walkie talkie con i fili.
Lettore di CD con cronometro e sveglia.
Orologi senza lancette e ore… parlanti.

In questo mondo tecnologico mio padre è stato sempre e solo spettatore.

Con l’arrivo di internet, mentre io mi costruivo una professione, mio padre si munì, nel tempo, di wireless, un portatile, un iphone e una macchina fotografica digitale.

La richiesta più frequente era quella di poter scaricare fotografie da una macchina fotografica digitale. Ma per una persona che non ha alcuna competenza informatica, questa semplice azione, può assumere i connnotati di un’impresa titanica.

Sedersi a fianco di una persona che non ha alcuna competenza informatica può portare ad una crisi di nervi devastante, se il soggetto è tuo padre direi letale.

Il concetto di scrivania e cartella sono quasi impossibili da spiegare. Quello che a noi appare come una ovvia conseguenza, tipo l’attaccare con un cavetto usb un supporto esterno (in questo caso la macchina fotografica digitale) al computer e veder apparire l’icona relativa nelle Risorse del Computer o nel Finder, agli occhi dell’anziano padre pare arabo.

Munito di taccuino e matita, lo scolaro provetto, segna tutti i passaggi in bella calligrafia. Ma mai una volta riprenderà in mano quel foglio per ripetere autonomamente i passaggi.

Ho assistito a scene incredibili.
Mi sono state fatte domande al limite del paradosso.

Ho visto mio padre pigiare ripetutamente il tasto f5 del PC di casa nel tentativo di visualizzare sul monitor il magazzino della sua farmacia.

L’ho visto disperarsi e chiamarmi urgentemente in farmacia perché non riusciva a spegnere il computer. Qualcuno gli aveva spostato l’icona gigante che gli avevo posto sul desktop con scritto SPEGNI.

Una sera mi ha chiamato trionfante dicendomi che aveva vinto un concorso poiché risultava essere il milionesimo utente online su di un portale qualsiasi.

Mi è stato detto che era scomparso da internet il sito della banca. Era stata invece inconsapevolmente chiusa la barra dei preferiti.

Per lui Internet è sempre stato solo e unicamente google ed è possibile leggere le mail solo dal proprio computer.

I cosidetti alert, messaggi in italiano o in un inglese elementare, che promuovono aggiornamenti o che ti chiedono di confermare o meno una qualsiasi azione non vengono mai letti ma interpretati come possibili virus o come errori irreparabili che distruggeranno il computer. Meglio a quel punto staccare la corrente.

Internet per lui è stato per parecchio tempo solo e unicamente all’interno del suo computer.
Di ritorno da amici mi è stato chiesto più volte se potevo inserire nel suo internet il sito visto poche ore prima.

Le mail-spam di qualsiasi attività commerciale che vengano dall’Italia o da un sito australiano, che siano pornografiche o che chiedano soldi, sono sempre da prendere in seria considerazione. Il motivo è che scrivono al suo personale indirizzo di posta.

Pur avendo il wireless il cavo ethernet è sempre collegato. Poter utilizzare il portatile sul divano o in qualsiasi punto della casa è un’idea che nemmeno lo sfiora.

A scadenza mensile mi chiede di insegnargli a scaricare le foto dalla macchina fotografica digitale.

Immaginare che utilizzo possa fare del suo smatphone è intuitivo, una conseguenza di quanto detto poc’anzi. SMS a figli e parenti e fotografie al nipotino.

ll problema non è tanto che non sia in grado di utilizzare un computer, ci mancherebbe, o che non riesca a comprendere alcuni semplici, per noi, concetti.
Una persona anziana ha difficoltà ad assimilare nozioni che in superficie sono banali ma che in profondità necessitano inevitabilmente di un background culturale digitale.

ereditàIl problema è un altro. E’ l’assoluta mancanza di impegno verso una cosa su cui viene palesemente manifestato interesse e che sono sicuro potrebbe colmare alcuni momenti vuoti della giornata o meglio ancora sostituire la consolidata abitudine di restare seduti davanti al televisore e subire un palinsesto lineare. Arrivare a casa dei miei per un saluto veloce e vederli immersi in programmi come l’EreditàStriscia la Notizia è avvilente.
Sembra di essere tornati indietro 40 anni, quando la televisione rappresentava il mezzo più potente e manipolatorio della comunicazione di massa, il celebre proiettile magico figlio di una cultura ipodermica.
Pretendo troppo, lo so (o forse il mio obiettivo è arrivare a sfruttare la forza lavoro del pensionato. Se mio padre imparasse anche un solo programma di editing video o di fotoritocco potrei passargli tutto il lavoro sporco tipo scontornare immagini con Bezier… se imparasse ad utilizzare Excel potrebbe gestire la mia contabilità).

Poter scegliere ciò che si vuole guardare e avere la possibilità di filtrare qualsiasi informazione confrontando più fonti dovrebbe essere un obiettivo da perseguire con entusiasmo e dedizione.
Poter fruire di programmi culturali e non in qualsiasi momento senza essere legati all’agenda setting dei media è una rivoluzione che dovrebbe coinvolgere tutti.

Ciò non avviene per diversi motivi.

La frammentazione e la targetizzazione dei messagi veicolati da internet si inseriscono in un contesto sociale in cui le differenze generazionali sono troppo marcate. Differenze che si sono acuite in tempi brevissimi.

La mente di una persona over 70 non è, quindi, predisposta ad assimilare certe informazioni. Dopo una vita di lavoro senza l’ausilio di un computer qualsiasi input informatico richiede uno sforzo cognitivo immenso.

Le campagne terroristiche in merito a possibili attacchi di virus e la continua e invasiva pubblicità che si incontra navigando, conferiscono allo sterminato mondo di internet una connotazione demoniaca in cui esiste la possibilità di venire raggirati in qualsiasi istante.
Ciò spiega anche l’assurda riluttanza ad utilizzare la carta di credito per effettuare pagamenti online, dilagante anche nelle generazioni più giovani.

youjizzSe non si è preparati e consapevoli si rischia difinire inghiottiti irrimediabilmente nel mondo del porno (ma forse potrebbe essere questa l’unica via per convincere mio padre ad utilizzare internet…)

C’è poi l’aggravante della lingua.
La rete presenta, giustamente, un monopolio della lingua inglese che in Italia figura ancora come un grosso scoglio.

Non c’è pazienza infinita che possa superare tutti questi problemi.
Ma un dubbio sovente mi assale. E se avesse ragione lui, mio padre?
Se stessimo diventando tutti schiavi della rete? Se fosse internet la vera lobotomia?

All’ennesima mia richiesta di aiutarlo a capirci qualcosa oggi mi ha risposto che no preferisco fare una passeggiata con tua madre e contuo nipote

 

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