Follow that dream

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Lui e Lei si rincontrano dopo un paio di anni.

Si erano conosciuti un’estate ad una sagra paesana sul lago, si erano rivisti qualche volta in una delle spiagge più belle del Garda e poi ognuno aveva preso direzioni diverse.

Oggi Lui cammina da solo, giusto una faccia nella folla che cerca di proteggersi dalla pioggia. Vede un vagabondo con un impermeabile e si chiede se non finirà nello stesso modo. Un vecchio all’angolo della strada suona una vecchia canzone sul cambiamento.

Tutti hanno la propria croce da portare.

Lei è venuta in cerca di una qualche protezione con la sua valigia piena di sogni. Arriva da città che ti rubano l’anima, che ti insegnano ad essere James Dean. Ha visto tutti i discepoli raccontare tutte le storie e ha la pretesa di conoscere tutti i modi di essere.

Sembra che nessuno voglia essere se stesso oggi.

La discussione comincia così, come una pugnalata nel buio:

LUI: “Quindi qual è la tua definizione di Amore?”

LEI: “Beh, così a freddo….dovremmo trovare un tema e partire da quello”

LUI: “Sì, va bene. Ma poi la cosa diventa impersonale, astratta. E io di cazzate ne ho già sentite tante. Mi interessa la tua idea, la tua esperienza, la tua vita”

LEI: “Alcune cose le conosci, la mia storia più lunga, l’ultimo fidanz..”

LUI: “No no, fermati! Sei stata ferita e ti hanno spezzato il cuore. E allora? Mostrami chi non lo è stato! Intendo dire, perché ci si fa coscientemente del male? Alcune cose a vederle da fuori sono chiaramente inevitabili, eppure PAM! Le persone ci si infilano, sperano in chissà quale elemento divino che cambi chissà cosa per poi realizzare che sono un’altra volta nella sofferenza. Tu per esempio, l’estate che ti ho conosciuto eri invaghita di un mio amico…”

LEI: “No ti prego, lasciamo stare! Quando ho saputo come stavano le cose…”

LUI: “Stavo appunto dicendo che poi, passa un mese, passa agosto e a settembre te ne vai a convivere con un tipo che diventa il tuo ragazzo. Onestamente: ma come poteva funzionare?”

LEI: “Il tuo amico non l’ho neanche mai frequentato. Sì, è vero, mi ero invaghita, poi però…”

LUI: “Poi ti ha detto che lui conviveva con una donna e bla bla bla…. “

LEI: “Beh, non è andata proprio così”

LUI: “Sì ok, non è andata proprio così. Non lo voglio difendere, ma di fondo non fa alcuna differenza: come poteva funzionare? Forse volevi solo un po’ di “tocco umano”, come dice una famosa canzone?”

LEI: “Non la conosco”

LUI: “Non mi stupisce”

LEI: “Ah ah ah! Comunque no! Era la persona con cui volevo stare”

LUI: “E dopo quanto, 20 giorni, un mese ci vai a vivere assieme? ”

LEI: “Ma siamo stati assieme quasi 2 anni!”

LUI: “WOW!!! Sono strabiliato!”

LEI: “Non si può definire l’Amore”

LUI: “No, non si può. È tutto quello che facciamo per averlo che possiamo definire. E il più delle volte la definizione che calza a pennello è: cazzate!”

LEI: “Ma non è proprio questo il bello!? Quello che ci fa sobbalzare l’anima, le cose senza senso, il buttarsi col cuore in mano, l’aprirsi senza paure, il donarsi completamente, il mettersi nelle mani dell’altro, l’affidare le gioie e gli umori delle nostre giornate ad un buongiorno ricevuto o meno dalla persona amata!?”

LUI: “Vedi perché il mondo va a puttane!? Ma cazzo dico io, ci vuole tanto poco! Dovrebbero prendere quel passo del libro di Nick Hornby e farlo imparare a memoria alle scuole medie!”

LEI: “Sentiamo lo scienziato….”

LUI: “È quello in cui il vecchio Nick ti spiega che l’amore è facile-facile. Una semplice questione aritmetica: se escludiamo i genitori, i fratelli e qualche parente stretto, si può essere amati da una decina, una ventina di persone al massimo in una vita. Ora, siamo più di 6 miliardi su questo pianeta: quanto bisogna essere intelligenti per capire che non vale assolutamente la pena correre il rischio?”

LEI: “Faccio finta di non aver sentito! È spettrale quello che hai appena detto”

LUI: “Ehi baby, non l’ho detto io! È stato Hornby! Io ho solo sottoscritto…..

Sai, l’altro giorno un amico mi parlava di una ragazza, alta, mora, bellissima”

LEI: “E…”

LUI: “E poi, per farmi capire chi era, mi ha detto che era stata con un tipo….’viscido’, ha usato questa parola, ‘viscido’….e mi ha reso l’idea alla perfezione. Ma non ricordo comunque di averla mai vista”

LEI: “E quindi? Quale sarebbe lo scoop?”

LUI: “Nessuno scoop. Non per me, almeno. Tante ragazze finiscono con un ‘viscido’ a volte. E questo lo trovo incredibile. Mi chiedo ogni volta come sia possibile, se davvero la solitudine ti può portare fin oltre quel limite. O forse più semplicemente, le donne non sono così in gamba. Non come piacerebbe a me”

LEI: “Ma guarda che a volte le persone sono diverse da come sembrano”

LUI: “Ecco, tipica stronzata da donna! Un ‘viscido’ è un ‘viscido’. Punto. E io ne sento l’odore, anzi la presenza, ancor prima di vederlo. E questo mi fa schifo. Più per la donna che lo accompagna che per lui”

LEI: “Magari hanno un aspetto diverso in privato! Tu che ne sai!?”

LUI: “Altra tipica stronzata da donna! Dimmi un po’: sei mai stata con un ‘viscido’?”

LEI: “…………mmmm……….Sì! Per un periodo ho frequentato un ‘viscido’”

LUI: “Incredibile! Non lo avrei detto. E poi no, pensandoci meglio potrebbe essere”

LEI: “Ma lo sapevo cosa facevo! E sapevo che era ‘viscido’. Ma era un periodo che mi andava bene così. E nonostante amici e amiche mi mettessero in guardia, non mi importava. Era quello che in quel momento volevo. E lo rifarei!”

LUI: “Ma che cazzo dici!?!? Cristo, ti registro! Stai dicendo una sacca di cazzate enormi! Ma è pazzesco! Ma come….”

LEI: “Ma davvero! Guarda che…”

LUI: “Ma guarda cosa!? Cazzo, un ‘viscido’! Ma conosci il significato di ‘viscido’? Non dico uno stronzo, un bastardo figlio di puttana per cui voi donne impazzite! Cazzo, ‘vi-sci-do’! Eri alla deriva e sei rimasta invischiata sul suo scoglio”

LEI: “…….”

LUI: “Guarda che non è sempre vera la parte del ‘Rifarei-Tutto-Quello-Che-Ho-Fatto’. Anzi, personalmente la ritengo una stronzata colossale. Cambierei una grossa percentuale di cose, se solo potessi”

LEI: “…….”

LUI: “Nel tuo caso cambierei la parte del ‘viscido’….”

LEI: “Ahahah!!! Fanculo al ‘viscido’! Hai ragione! È stata una cazzata!”

LUI: “Questo perché il vecchio Hornby ha fatto i conti con la matematica, ma si è dimenticato la solitudine”

LEI: “Piantala! Piuttosto come è finita la tua recente storia?”

LUI: “Come tutte le altre: nel modo che fa sempre sbadigliare”

LEI: “Giochiamo ancora per molto al gioco dell’ ‘Uomo-Che-Non-Deve-Chiedere-Mai’?”

LUI: “No. Quel gioco è finito da tempo…..”

LEI: “Eh dai, non volevo essere stronza”

LUI: “Infatti non lo sei stata. È solo un vestito che mi è stato cucito addosso da troppo tempo senza sapere bene per quale motivo. All’inizio era ok, mi piaceva, suonava giusto. Oggi ha preso un risvolto diverso. È incredibile come con gli anni anche il senso di alcune frasi suoni in maniera diversa…più stonata direi. In fondo, oggi come allora non recito nessuna parte: mi limito a non dire bugie alle donne, o almeno, a raccontare bene la mia verità….”

LEI: “Secondo me a volte pretendi troppo dalle donne”

LUI: “Non ho alcun interesse ad essere come tutti gli altri”

LEI: “Questa è di Harold Brodkey, ma temo non si riferisse al caso in questione….intendevo che ti poni in maniera sbagliata con le donne”

LUI: “Adesso sei tu la scienziata. E poi questa me l’ha già detta un tizio giorni fa”

LEI: “No, no, no. Non sto scherzando. Non è per fare la scienziata, ma non è possibile che tu non ti lasci mai andare, che non molli il freno, che….c’è sempre un qualcosa che non va”

LUI: “Qualcosa che non va….beh, direi che non è poco…”

LEI: “Ma no! Così non lo saprai mai! Le donne vogliono avere il cuore di un uomo, per poter provare quell’incredibile sensazione di abbandono completo che inebria ogni parte del loro corpo…”

LUI: “Lo dicevo io che il mondo va a puttane…..”

LEI: “….che le fa sorridere nel sonno e sussultare nel bel mezzo del giorno”

LUI: “Sorridere nel sonno?”

LEI: “Sono parole tue”

LUI: “Già, ricordo….Allora non mi sbagliavo su di te: la facoltà di ascoltare ed apprendere rientra nel pacchetto”

LEI: “Adulatore! Ma non ci casco: quindi?”

LUI: “Lo sai che quella del porsi in maniera sbagliata è una cazzata! Non lo pensi neanche lontanamente! È molto più semplice la questione: ti parte dallo stomaco, è la pancia che bisogna ascoltare, non il cuore. È da lì che nascono quei crampi che ti tolgono il respiro, che accelerano il battito, che prosciugano la saliva, che ti seccano la gola come se avessi appena attraversato il deserto. E d’un tratto ti ritrovi a muoverti come il robot C1-P8 di Guerre Stellari. Solo che non sei un robot, né hai solo preso in prestito l’espressione ebete per l’occasione migliore. Ecco, se non capita questo – e non è capitato – che senso a fingere?”

LEI: “WOW!”

LUI: “Fanculo!”

LEI: “ Dai! In fondo hai ancora la capacità di incantarmi no!? Quindi il dolore? Se non ci sono stati crampi, non si è accelerato il battito, non si è prosciugata la saliva e la gola è come un fiume in piena, come è potuto arrivare? Te lo ha portato C1-P8?”

LUI: “La vita ti sorprende. È incredibile come una cosa così superficiale possa generare un tormento simile. Non puoi aspettartelo, non puoi prepararti al colpo. Semplicemente arriva. E sei hai le palle non te ne vai in giro a dire cazzate, a fare il figo, a dire che non te ne fregava un cazzo. Te ne stai lì, da solo, perché nessuno viene a cercarti, nessuno ti chiama al telefono per dirti come stanno le cose. Dio non viene a scrivere la risposta sul tuo muro. E ti ritrovi lì, da solo, a pensare a dove cazzo sono finite le tue certezze, i tuoi dubbi, la tua anima. E ti viene in mente come era buffo quando era tutto rose e fiore e tenevi botta ai colpi, e ti domandi se davvero tutto non si riduca ad una fottuta abitudine, alla mancanza di qualcosa di cui un tempo non avresti mai sentito il bisogno. E sai che non è così. E ti chiedi: ‘ma tutto questo che c’entra con l’Amore?’ E la risposta è immediata: niente.  O almeno non con la mia idea”

LEI: “Qual è la tua definizione di Amore?”

LUI: “Non si può definire l’Amore”

LEI: “No, non si può. È tutto che quello che ci lascia quando se ne va che possiamo definire. E il più delle volte la definizione che calza a pennello è: dolore…..”

LUI: “Beh, per lo meno concordiamo che li non sta il bello….”

LEI: “È successo anche a te. E non mi importa se mi racconti che non eri innamorato, che non era la donna della tua vita, e che avrebbe sofferto quando sarebbe finita e il solo pensiero ti faceva star male. Qualcosa se ne è fregato di tutto questo, se ne è altamente sbattuto le palle! Ed è venuto ad incassare il conto. ”

LUI: “La natura è più furba di quello che l’uomo crede”

LEI: “Già, la natura è più furba. E forse anche più sveglia di te che non ti sei accorto che stavi perdendo molto più di quello che avevi mai avuto, e che ti stai disperando per quello che hai perso senza averlo mai avuto”

LUI: “Sì, questo è vero. È dannatamente vero! E il delirio che ho davanti è mio e soltanto mio! Ma se penso a quello che sognavo, a come immaginavo l’Amore da ragazzo, a come questa idea si è modellata negli anni attraverso i libri che ho letto, i fumetti che ho divorato, alle canzoni che ho ascoltato….se penso a come ho vissuto le mie emozioni, le mie storie, le mie avventure in relazione a quello che quei testi mi hanno scolpito dentro…..beh, allora forse mi sembra di rivedere un pezzo della mia anima, di quello che sono. E pazienza se quello che vedo allo specchio mi guarda indietro con qualche ruga in più, e se la notte è un po’ più fredda, quello che vedo è ancora qualcuno a caccia di sogni, qualcuno che insegue quel sogno, dove non c’è spazio per un amore incompleto, un amore contaminato dal dubbio della sua stessa autenticità. E che è pronto a seguirlo, quel sogno, dovunque lo possa condurre.”

Il cielo è incendiato da uno di quei tramonti che tolgono il respiro.

Si guardano negli occhi, poi Lei si gira e se ne va, confondendosi in un caleidoscopico abbaglio nella luce rossa del sole, offrendo uno spettacolo privilegio di pochi.

Lui resta ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli e pensa a come gli ricorda dannatamente il “rumore” che sente nell’anima. Poi gli viene in mente un vecchio detto secondo cui alla fine del giusto scorrere ogni fiume giunge al suo mare.

Un sorriso gli solca il viso mentre si allontana baciato dal sole.

 

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