Mi chiamo Laura, ho 37 anni e da 8 vivo a Barcellona; ho una bimba di poco più di un anno, metà catalana e metà italiana, lavoro come freelance nel campo del marketing digitale e, anche se sono innamorata della mia città adottiva, l’Italia mi manca molto. Spero di tornare molto presto a Brescia per riabbracciare la famiglia e bermi qualche pirlo con gli amici!
OP – Dove ti trovi, perché ti trovi lì e che fai di bello?
L – Mi trovo a Barcellona, la città che mi ha accolto ormai da parecchi anni; qui mi divido tra il lavoro di freelance e il tempo che passo con la mia bimba, Lia.
OP – Come è stato affrontato il discorso del corona Virus dalle tue parti?
L – All’inizio è passato abbastanza in sordina; ti basti pensare che anche quando l’emergenza era ormai chiara in Italia, domenica 8 marzo, qui in tutte le città sono state organizzate enormi manifestazioni femministe per l’8 marzo (più che giustificate, ma forse visto il panorama non era il caso…). Le cose sono cambiate bruscamente da un giorno all’altro venerdì 13 marzo, quando le scuole sono state chiuse e, dal giorno dopo, anche i negozi, bar e ristoranti. Dal lunedì successivo poi si è iniziato con il telelavoro e con i provvedimenti man mano sempre più restrittivi per gli spostamenti; ora è da due settimane che siamo a casa in isolamento.
OP – Come stai reagendo personalmente?
L – All’inizio, forse come tutti, avevo sottovalutato il virus, pensando che fosse qualcosa di lontano che non mi avrebbe toccato personalmente e che come sempre i media stessero esagerando; poi quando ho iniziato a parlare con i miei della situazione locale, e man mano che i giorni passavano anche ad apprendere di conoscenti colpiti dal virus, sia in ospedale che deceduti, ha iniziato a venirmi un po’ d’ansia. La preoccupazione è tutta per la mia famiglia a Brescia, lì ci sono i miei genitori, mio fratello e la sua famiglia, mia sorella, tutti i miei zii e cugini ma soprattutto mia nonna, che ha 95 anni. Anche se ha una salute e un morale di ferro, non mi rassegno all’idea di pensarla a casa da sola tutto il giorno preoccupata per quello che succede intorno a lei. Anche l’umore dei miei genitori, che all’inizio era alto, ora inizia a vacillare, e a me spiace tanto non poter fare nulla. Anche in Spagna la situazione è molto grave, ma noi per ora stiamo bene anche se dopo due settimane in casa con una bimba piccola e facendo i salti mortali per riuscire a stare dietro a tutto, inizio ad essere piuttosto stanca e demotivata; come tutti credo, sto pensando tanto a tutto quello che farò quando questa follia sarà finita. Per ora cerco di godermi il tempo con mia figlia, chissà quando mi ricapiterà di averne così tanto da passare con lei.
OP – Ti aspettavi che la tua città fosse tra le più colpite da questo Virus?
L – Assolutamente no… avevo l’idea che la Lombardia, essendo regione ricca e all’avanguardia per quanto riguarda la sanità (o almeno questo è quello che pensavo) non potesse essere toccata se non minimamente da un’emergenza di questo tipo; è tristissimo vedere Brescia ferita da lontano; qui ogni giorno c’è qualcuno che mi chiede notizie perché legge della situazione pesantissima e vuole sapere come stanno i miei.
OP – Che cosa hai pensato in tal senso?
L – Sono sempre più convinta che la gestione del contagio in Lombardia non sia stata delle migliori… da quello che leggo e mi hanno detto, i test non si fanno a chi è a casa con sintomi tipici del Coronavirus, e così facendo, a parte lasciarli abbandonati a se stessi, non si riesce ad avere una mappatura chiara degli ammalati e quindi è più difficile contenere il contagio. Poi sicuramente ci saranno anche altre questioni legate alla grande quantità di connessioni produttive nella parte di Lombardia che comprende anche Codogno, dove c’è stato il paziente zero, e forse anche tante fabbriche che sono state lasciate aperte che avevano contatti con la Cina.
OP – Brescia ti manca?
L – Si certo!
OP – Cosa ti manca di più della tua vita “bresciana”?
L – Prima di tutto mi mancano le persone, la famiglia e i miei amici di una vita, poi mi manca la qualità di vita che c’è a Brescia: la dimensione ideale della città, il verde, i paesaggi splendidi della provincia, la cucina, uscire la sera e trovare sempre un sacco di gente che si conosce… tantissime cose!
OP – Ogni quanto rientri da noi?
L – Almeno 3-4 volte all’anno: a Natale, Pasqua e estate, ma da quando sono freelance e ho Lia torno più spesso.
OP – Cosa trovi di cambiato maggiormente tra quando sei andato via e quando sei tornato l’ultima volta?
L – Credo che la vita culturale a Brescia sia migliorata tantissimo: ci sono sempre più mostre, eventi, manifestazioni interessanti ma anche bar, ristoranti, locali che si impegnano per garantire proposte di qualità e sempre nuove. Brescia è diventata una città molto più vivace e aperta.
OP – Rifaresti la tua scelta?
L – Come dice sempre mia madre: “cosa fatta, capo ha”. Sono felice della mia scelta e anche di fare un lavoro che mi permette di tornare a Brescia spesso e senza fretta. È un po’ come avere un piede in due scarpe, amo entrambe le città e cerco di prendere il meglio di ognuna.
OP – Vista da fuori la vita in Italia è così negativa?
L – No, almeno io non la vedo negativa. I miei amici stanno tutti bene, nel senso che hanno un buon lavoro, una vita sociale piena e in generale non si lamentano della loro realtà; stesso discorso per i miei familiari. Credo che ci siano pro e contro come in qualsiasi Paese, di certo avendo una bimba credo sia più facile vivere in un luogo come la Spagna dove le esigenze dei genitori sono prese più in considerazione che in Italia. Poi sai, noi emigranti tendiamo ad avere una visione romantica del nostro Paese, quindi forse non sono obiettiva.
OP – Quando sei rientrato la prima volta a Brescia ed hai fatto – com’è normale che sia – un paragone con quello che stavi vivendo, cosa hai pensato??
L – Ho pensato che non posso più vivere senza il mare… per questo non torno a Brescia… se Brescia avesse il mare, ci farei un pensierino!
OP – Al netto della fine di questa pandemia, torneresti mai a vivere in Italia dopo il tuo percorso?
L – È difficile, visto che il mio ragazzo è di Barcellona e non lo smuoverò mai da qui. Ma chi lo sa, tutte le porte restano aperte quindi mai dire mai.
OP – Perché?
L – Perché Brèsa l’è Brèsa!
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